L’otto aprile 1906 nasceva da Natale e Colomba Zampiron, quinto di sei figli, Antonio Zancanaro, che diventerà Tono grazie al balbettio di un nipotino per il quale ha “tirato i primi segni” per divertirlo.
00021Tono Zancanaro, inizi anni '50Diverse saranno quest’anno le manifestazioni e le pubblicazioni per ricordare questo anniversario, ovviamente una nella sua città natale, Padova, che ebbe tanto cara da dedicarle una cospicua parte dei suoi lavori; ma anche e soprattutto a Capo d’Orlando, patria di adozione che (assieme ad altre cinque città) gli conferì la cittadinanza onoraria e che Tono stesso definì, con riferimento alla Sicilia in generale, come “la mia patria d’antica origine”; e poi ancora a Ravenna dove insegnò incisione nell’Accademia di Belle Arti, e realizzò i suoi mosaici. Ed altre sono in programmazione, come a Bagno di Romagna per il 25 Aprile con la serie del ciclo del Gibbo, e poi a Bologna, e via elencando.
Ma credo che fra tutte Tono avrebbe gradito particolarmente questa piccola rassegna, perché realizzata in un piccolo spazio espositivo, con pochi mezzi, ed appunto dedicata alla sua città.
Era il rapporto con la gente comune, con gli operai, i contadini, i lavoratori in genere che Tono cercava, lui che si era autodefinito un “operaio dell’arte”, per la fatica e l’impegno che sempre aveva dedicato al suo lavoro, per questo molte delle sue mostre sono state realizzate oltre che nelle più prestigiose sedi nazionali ed internazionali (dal Salone di Padova al Palazzo dei Diamanti di Ferrara al Castello Sforzesco di Milano, dal Museo Puskin di Mosca alla Galleria d’Arte Moderna di Pechino, Monaco, Parigi, ecc) anche in piccole gallerie private, come quella di oggi, ed anche in bar (famosa quella al Pink Bar di Bassano), osterie, dopolavoro  vari,  proprio per avere un rapporto molto stretto con i visitatori, che spesso ricevevano dallo stesso Tono un piccolo omaggio, sotto forma di un veloce disegno sull’invito o sul catalogo, o su un foglio di carta qualsiasi: molti di questi fogli sono stati incorniciati e gelosamente conservati, molti altri purtroppo sono andati persi.
In questo modesto ricordo si è voluto dare un più ampio significato dell’amore di Tono per Padova raccogliendo una parte degli scritti realizzati agli inizi degli anni cinquanta sui principali monumenti cittadini: è impressionante notare come, oltre cinquant’anni dopo, questi scritti siano ancora di estrema attualità, come fossero stati scritti ieri, in particolare quello riguardante il Museo Civico di Padova e la politica culturale della città.
Tono è scomparso da oltre vent’anni, ma la sua presenza, non solo a Padova ma soprattutto in questa città, è ancora sentita. Pare quasi di vederlo aggirarsi di notte non solo in Pra’, fra alberi che a loro volta oggi sono scomparsi, lasciando il loro ricordo come fantasmi, a vigilare sui morosi nascosti all’ombra delle statue od a fare compagnia a pensionati che d’estate prendono il fresco, ma ancora passeggia in via Sant’Eufemia od in via della Pieve, e molti giurano che è appena scomparso sotto l’ombra dei portici.
Ciao Tono